Vi è mai capitato di essere catturati dall’etichetta di un vino e di volerne sapere di più? A volte, ci sono rimandi che annodano trame di storie. A me è successo con l’etichetta di “Gradiva”, Nero D’Avola Dop, la prima bottiglia del 2005 di “Casa Grazia” di Maria Grazia Di Francesco, ispirato alla grazia virginale di un bassorilievo d’epoca romana custodito nei Musei Vaticani. Oggi Gradiva, “ovvero colei che incede con un’andatura tutta sua in cui il piede destro è perpendicolare al suolo come per spiccare un salto” come scrisse Wilhelm Jensen da innamorato pazzo nel suo racconto, riaffiora nella mission di questa cantina siciliana.
“La consapevolezza pragmatica del voler fare unito alla fierezza di volersi proiettare in avanti”. A parlare è adesso Maria Grazia Di Francesco, minuta e delicata, occhi vispi e neri, che non ha avuto alcun dubbio quando ha scelto il nome della sua prima bottiglia. Donna, moglie, madre e figlia ed anche imprenditrice del vino, con i piedi ben piantati su quelle vigne di cui si prende cura per amore del marito Angelo Brunetti che, titolare di Sicilsaldo del settore Oil&Gas, è spesso in giro per il mondo. La carta d’identità di “Casa Grazia” è già nel logo, nelle due foglie di viti che a corona racchiudono un ventre fecondo. È il lago Biviere di Gela, l’unico lago salato della Sicilia, sulle cui sponde nascono i vini dell’azienda.
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